Immaginando un menù di
Pasqua che anticipasse sapori e profumi di primavera, senza mai
allontanarsi troppo mi sono ritrovato a sfogliare le ricette di un
diario scritto durante una vacanza in Sicilia.
Molte altre volte ho
scritto di quanto mi abbiano influenzato, e ispirato, le cucine dove
ho lavorato in passato, e per deformazione professionale i luoghi che
ho visitato per piacere; questo blog è pieno di ricette che partendo
da un tema, ingrediente, sapore o profumo, legati a ricordi e
tradizioni, alle mie radici, si snoda lungo tracce nuove risolvendo
curiosità spesso inattese.
In un tempo che sembra
voglia dirci, vai mettiti in cammino, mi trovo a pensare che questo
lavoro mi ha insegnato che in una piccola cucina possa starci un po’
di quel mondo che ci spaventa, incuriosisce, innamora: bisogna
saperlo prendere com’è, e un po’ cercare di migliorarlo,
vivendoci.
La ricetta della caponata
me l’ha data un cuoco tra pause di lavoro (le sue), di sdraio (le
mie) e assaggi –molti - di “piatti in siciliano”, io ho
aggiunto le carote che non ho trovato in altre ricette e il basilico
tritato fresco, che era un po’ una mia fissa quell’estate lì.
Il procedimento, non è
difficile, lo definirei alchemico: da fare con calma, un buon
sottofondo musicale, un buon bicchiere vicino; la cosa stupefacente è
come gli ingredienti, che vengono cotti e separati, si riuniscano
alla fine con un tuffo ecumenico nella salsa: ancora una volta, per
me, tavola piena di persone può ben rappresentare un mondo –
piccolo magari – ma migliore.